giovedì 6 dicembre 2007

ATLETICA - Milano City Marathon: Andriani 5°

Andriani ha gestito la gara con il ritmo previsto, rimonta nel finale e chiude con un buon 5° posto con il tempo di 2h11’42”. Per Pechino serve un’altra maratona in primavera utile per il minimo di ammissione. Vince Evince Cheruiyot in 2h09’15”.
Milano si è svegliata respirando aria di maratona, non era negativo il clima uggioso e umido di una Milano che ha voglia di corsa. In Metropolitana e per il centro città la mattina è un flusso di runners verso la partenza su festiva al cospetto del Castello Sforzesco. L’onda degli oltre 5.000 partenti è di vera festa. La parte più suggestiva non si è mai vista altrove: top runners con Lel ed i keniani a fare il ritmo, Ottavio Andriani e gli altri insieme a loro corrono sul lato destro di Corso Venezia nell’altro lato del percorso un’onda colorata e festante che per oltre un chilometro salutano i campioni. Una foto per la storia della maratona che non è un quadro di impressionisti contemporanei, ma sport puro. Grazie Milano. Cheruiyot, al debutto, negli ultimi due km ha staccato anche l’ultimo avversario con un finale di 2h09’15”, John Birgen è 5 secondi dopo all’arrivo. Sorprende in positivo il sudafricano Norman Dlomo che è stato l’unico che dal 30° km ha strappato e staccato creando la selezione. Si sono staccati i coraggiosi che seguivano il treno alla ricerca del grande giorno. Cheruiyot e Birgen non hanno ricucito subito i 10-20 metri che conquistava il sudafricano, che si voltava quasi per controllare dov’erano gli altri, ma lo hanno controllato e ripreso come dei giaguari pazienti. Dlomo non ci credeva, ma è stato bravo ed ha migliorato il personale best di 1’08” all’arrivo. Ha perso energie e nel finale non ha retto l’allungo vincente. Tra le donne vince Pamela Chepchumba con l’ottimo 2h25’36”, seconda Marcella Mancini in 2h34”59”.La partenza non è stata veloce come previsto, i keniani che volevano scortare da lepri i connazionali in cerca di vittoria segnano un 6’10” al 2° km, tempo da ottima chiusura ma senza forzature pericolose. Sino al 15° km la distanza tra il gruppo del vincitore Cheruiyot è di circa 10”, dieci uomini in testa altri dieci dietro con Andriani sempre in testa dietro alla lepre. Media a km 3’03”-3’04”. A metà gara la distanza si è ampliata, gruppo di testa che passa in 64’45” e gruppo di Andriani in 65’22”. Il clima è umido la giornata non è fresca e soleggiata come quella di venerdì scorso, il sole pulito della settimana ha dato nebbia in diradazione per i maratoneti.In testa si pensava al finale verso l’Arco della Pace e nel gruppo dietro Ottavio Andriani dopo un rifornimento al 25°km ha dato vita all’azione che ha eliminato i ritmi poco incisivi rispetto a quanto accordato. Si correva sui 3’08”-3’09” e Ottavio chiedeva di accelerare si accorgeva del lento correre. La testa della corsa si allontanava dai 50m sino al 15°km sino a 100m, poi 200m, poi qualcosa in più. Risultato della seconda e più importante parte della gara, Ottavio correva da solo e cominciava vedere la schiena dei suoi avversari davanti a lui avvicinarsi. Ripreso Letherby, australiano pieno di entusiasmo che ha osato oltre le sue possibilità, il coraggio di El Hachimi marocchino che superato dal pugliese si è quasi fermato, lo stesso per ogni km per gli altri. Dal 35° km in testa iniziano i giochi veri, 2’56” che sulle curve nella zona del Monumentale vedeva Dlomo protagonista. Ma il rientro del duo keniano non aveva scampo, gli strappi non erano decisi. Poi gli applausi del pubblico per Evance Cheruiyot che vince a braccia alzate, dopo l’arrivo abbraccia Birgen. Ottimi avversari. Andriani negli ultimi due km ha avuto un piccolo crollo ma vedeva appena davanti a lui Charles Kamathi. Subito dopo l’arrivo commenta in diretta Rai: “Non mi sento particolarmente stanco, gara strana clima non ottimale ma buono, sicuramente non soddisfatto per il crono, il 2h10’30” del minimo olimpico non c’è. Da domani con il mio allenatore Piero Incalza programmeremo la primavera ed i 42km che servono per Pechino. mi spiace per questo”.
Classifica Finale Uomini
1. CHERUYIOT Evance (Ken) 2:09.15
2. BIRGEN John (Ken) 2:09.20
3. DLOMO Norman (Rsa) 2:10.39
4. KAMATHI Chalres (Ken) 2:11.25
5. ANDRIANI Ottavio (Ita) 2:11.42
6. TELEZ Josè (Bra) 2:12.24
7. VANDERLEI Lima (Bra) 2:12.54
8. ERREBAH Mostafa (Ita) 2:14.16
9. EL HACHIMI Abdelhadi (Mor)2:14.35
10. DE Souza Anselmo (Bra) 2:14.44
Andriani dopo la maratona. E' Ottavio come sempre.
Il racconto di un Ottavio Andriani, di un maratoneta, visto dopo la fatica. Come è visto da chi non ha mai potuto osservare da vicino ogni tappa di una giornata di maratona.

Il dopo gara di un maratoneta come Ottavio Andriani è inevitabilmente segnato dai commenti sulla gara…
"Cosa pensi della tua gara?"Hai fatto una gara di coraggio!!! Sei contento? Sei deluso? La prossima sfida???"

Dopo l’antidoping mille parole rimbalzano verso il filiforme pugliese nella sala stampa presso l’Arena Civica. E c’è sempre da stupirsi della capacità di Ottavio di parlare in modo estremamente lucido della sua gara dopo così poco tempo dall’arrivo, e intanto foto flash (come se non fossero bastate le mille foto fatte con i tifosi al traguardo, nonostante il sudore in quei momenti diventi ghiaccio sulla pelle e i muscoli, che poco prima sembrava ti facessero volare, ora sono dolore allo stato puro)… e ancora parole… parole…C’è poi il meritato riposo, nella hall dell’hotel con l’allenatore e la sua famiglia e, qualche piccolo intruso direttamente dal forum, il cuore dei suoi tifosi, e sono di nuovo parole sulla gara. Si può capire tanto dell’affascinante rapporto tra allenatore e atleta, dopo la fatica, dopo il “verdetto” sul lavoro svolto. Sembra tutto sospeso in aria, adesso c’è l’amicizia, l’affetto, un momento quotidiano, normale, come un qualsiasi momento in una hall di un hotel con un bambino che gioca a lanciare un orsacchiotto poco lontano.Segue la fase ad alta concentrazione di grassi e zuccheri. Un vero campione ha bisogno almeno di un caffè d’orzo accompagnato da un babà, un pasticcino e un marron glacè. Salvo che il maratoneta non incontri un ex-ottocentista che lo batte in volata aggiudicandosi per primo il marron glacè!!! (Nascondendo la carta sotto la teiera per non farsi beccare)E tutto diventa sempre più normale, la gara non c’è più, c’è un pomeriggio a Milano tra amici. Forse per noi, perché Ottavio lancia i primi segni di cedimento, ha bisogno si stendersi un attimo. In hotel le gambe finalmente riposano, ma non la mente, che si sta già muovendo verso quello che verrà, nella vita e nella corsa. Ottavio è steso sul letto, un gruppo con lui per parlare di tutto e ridere su tutto. L’atleta si fonde con l’uomo e l’uomo con l’atleta adesso. Non ci sono rimorsi o rimpianti. Qualcuno in sala stampa aveva parlato di delusione poche ore prima. Adesso traspare solo una grande consapevolezza e forza interiore, che verrebbe da chiamare maturità.Squilla il telefono di Ottavio più volte. La gara, di nuovo. Piccola distrazione di Ottavio e… foto-souvenir con la giacca delle Fiamme Oro e il pettorale numero 3 della Milano City Marathon. (Quando mai ricapiterà?!). Ricominciano i battibecchi sulla cena. Che si fa? Pizza? Spaghetti? Ma in che zona? Sì… ma ragazzi… non troppo lontano…Ed è di nuovo una serata speciale davanti ad una birra e una pizza per fare due risate ricordando la grande folla di una giornata in maratona, anche questa da non dimenticare mai!Grazie Ottavio, ti aspettiamo alla prossima. Senza paura.

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